venerdì 6 febbraio 2015

Quando un omosessuale gioca a calcio:l'esperienza omofoba di un bisessuale

Girando sul web mi sono imbattuto in questa storia, veramente una brutta storia di omofobia che nonostante è avvenuta molti anni fa è ancora attuale nell'Italia di oggi.




Vorrei raccontarvi la mia storia. Anche se lunga penso che sia una storia diversa da quella di molti altri. 
Sono bisessuale e gioco a calcio. Voi direte cosa c'è di strano? Beh, di cose da raccontare ce ne sarebbero veramente tante, ma ve ne racconterò una sola per ora. 
Io sono sicuro che ci sono molti gay a cui piace il calcio, ma di gay che ci giocano veramente ce ne sono pochissimi, quasi nessuno. Il motivo? La loro vita sarebbe impossibile, un vero inferno! Io sono riuscito ad andare avanti perché maschero bene la mia sessualità, ma non sempre è facile. L'episodio di cui vi racconto è quello più brutto della mia vita e mi tremano le mani a pensarci. 
Gioco a calcio da 18 anni. Ora ne ho 24. Fino a 10 anni per strada, poi mi iscrissi ad una scuola calcio. Attualmente gioco per una squadra di un paesino. E' un hobby, uno sport che pratico, certo non ci campo e non passo l'intero giorno ad allenarmi. 
Nella mia squadra sono, non per vantarmi, tra i più bravi e questo mi ha permesso di ottenere un certo rispetto. Ho sempre saputo, sin da piccolo della mia bisessualità e l'ho accettato come insegnatomi dalla mia famiglia. Sono stato sempre attento però a non farla notare a miei compagni di calcio. Troppo grezzi, immaturi e superficiali per potermi capire, figuratevi quand'ero piccolo! Comunque con i miei compagni mi trovavo bene e avevo un amico, Bob(nome falso), con cui parlavo spesso. 
Nelle docce non avevo problemi, non sono sessualmente molto ar*pabile quindi tutto ok. Solo un giorno, quando avevo 18 anni mi si alzò... ma ok può capitare indipendentemente, solo commisi un grande errore: cercai in tutti i modi di raffreddarmi (un etero se ne sarebbe fregato). Bob mi vide, ma sembrava non avesse capito nulla e usciti dallo spogliatoio tutto normale, a dire c*ate come sempre e scherzare. 
All'incontro successivo, di punto in bianco, inizia il periodo nero: notai Bob parlare e ridere con altri compagni di calcio e tutti che mi guardavano. Coi giorni la cosa peggiorò. Finirono per isolarmi, stavo sempre da solo. Poi passarono a chiamarmi con nomi femminili (Veronica, maria, rosa, ecc...), non mi passavano più la palla e quando giocavamo tra noi, litigavano per chi dovesse prendermi in squadra. Se poi passavo la palla a qualcuno, preferivano perderla, la scansavano e dicevano apertamente che se la toccavano sarebbero stati CONTAGIATI ._. In tutto questo periodo la mia reazione fu quella di sperare che la smettessero perché, a parte l'episodio nella doccia, non c'era motivo di sospettare di me. Poi l'unico ragazzo che mi rivolgeva a malapena la parola mi disse che Bob era invidioso di me, sebbene era mio amico. Infatti, l'allenatore mi elogiava sempre e criticava lui comparandolo spesso a me. Quindi aveva trovato il modo di disfarsi con me e sfogarsi della sua incapacità a giocare a calcio. Quindi quello che feci in quei giorni, era semplicemente giocare e continuarmi a prendere gli elogi alla faccia sua. Non sapete che goduria terminare una partita con 1 o 2 goal e lui che a malapena aveva visto la palla. Nonostante questa soddisfazione i continui insulti erano insopportabili. Ogni volta che tornavo a casa iniziavo a dare calci ad ogni cosa, ruppi 3 vetri e 2 porte. 
Poi un giorno, in un allenamento a rigori, invece di buttare la palla in porta la calciai più forte che potevo su Bob che stava dietro di me e lo colpii in faccia. Lì capii che ormai non potevo più giocare. Così lasciai la squadra. Poi l'allenatore (a cui interessava solo il fatto che giocassi, gli portassi goal e lo pagassi) venne a casa mia a chiedermi il problema. Io avevo vergogna, ma avevo capito che conosceva il problema, dato che non riusciva nemmeno a guardarmi in faccia. Ovviamente non gli dissi che ero bisessuale. Poi Bob venne a chiedermi scusa (suppongo sotto tortura dell'allenatore). Non tornai comunque. Ci tornai dopo un mese perché non riuscivo a stare lontano dal calcio e quando tornai pian piano si normalizzò tutto, soprattutto dopo che Bob se ne andò dalla squadra (per fortuna). Però comunque quando parlo tuttora con quei cerebrolesi dei miei compagni, sento che non è lo stesso. Anche oggi, a distanza di 6 anni, il rancore è troppo per quei giorni di inferno. Socializzo tranquillamente con i miei compagni attuali di calci (quasi tutti diversi da quelli di 6 anni fa) ma sto sempre sulla difensiva e mi guardo bene da stringere un'amicizia. Penso che se sapessero di me, mi ammazzerebbero e non sto esagerando. 
In questa situazione, come potrebbe un gay, anche solo un po' effeminato, giocare a calcio? Passerebbe l'inferno. Io l'ho vissuto per un pò e volevo scomparire! 
Il mondo del calcio presta troppa poca attenzione a questo tema, l'educazione sessuale andrebbe fatta sin dai primi anni di scuola calcio. 

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